La schiavitù nel ventunesimo secolo: l’influenza dei cellulari. Prima parte

I cellulari al giorno d’oggi sono divenuti parte integrante della nostra vita quotidiana: ormai indispensabili, sono utilizzati per svolgere le più svariate funzioni. Portare con sé il telefonino quando si esce di casa permette di sentirsi più sicuri, più protetti da un mondo che spesso appare ostile e minaccioso. Grazie al proprio dispositivo è possibile comunicare con chiunque in qualsiasi momento e luogo in cui ci si trovi, attraverso chiamate, sms o rete internet. La sua moltitudine di funzionalità consente ai cittadini del ventunesimo secolo di socializzare e di comunicare virtualmente se nella realtà non si è in grado di farlo. Purtroppo molte volte questo modo di comunicare assume il controllo dell’individuo stesso, il quale, anziché utilizzare il proprio smartphone in modo costruttivo, responsabile e funzionale ai propri bisogni, ne abusa. Da questo comportamento derivano una serie di conseguenze dannose sia fisiche che psicologiche, che indeboliscono il nostro corpo e che minano la nostra personalità e la nostra mente.

La domanda è quindi la seguente: siamo davvero sicuri che tutti conoscano i reali rischi che l’eccessivo utilizzo dei nostri dispositivi comporta?

Il cervello: fulcro del ragionamento
Sede della conoscenza umana che dà origine al pensiero filosofico e scientifico, alle emozioni, ai comportamenti razionali o irrazionali che siano, nonché organo primario che coordina l’organismo nella sua complessità.

Siamo davvero certi di voler correre il rischio di danneggiare ciò che ci rende unici?

Alcune ricerche hanno concluso che la radiazione emessa da un cellulare con un forte segnale comporta un lieve aumento di probabilità di contrarre gliomi maligni, ed è fra le cause delle neoplasie quando l’utilizzo è superiore a circa un’ora al giorno per 10 anni consecutivi.
Inoltre, i rapporti tra i neurotrasmettitori potrebbero risultare compromessi e squilibrati qualora si arrivasse ad un livello di vera e propria dipendenza, provocando, sotto forma di effetto cumulabile, un danneggiamento della memoria a breve termine, rappresentando un pericolo soprattutto negli adolescenti, poiché ancora in via di sviluppo. Le possibilità sembrano essere remote, ma basta davvero un minimo sforzo perché esse si azzerino del tutto.

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Questa espressione, a cui spesso si fa riferimento, testimonia l’importanza della sfera visiva. Gli occhi sono essenziali e fondamentali per quanto concerne la comunicazione con il prossimo; sono organi tanto piccoli quanto complessi e affascinanti sia del punto di vista estetico che dal punto di vista scientifico.

Ma siamo sicuri di voler ridurre o compromettere la loro funzionalità sottoponendoli a radiazioni costanti e giornaliere?

Probabilmente, la maggior parte dei giovani di oggi non è al corrente dei rischi che si corrono visualizzando contenuti multimediali sullo schermo del proprio smartphone per un periodo di tempo prolungato. Sottoporre i propri bulbi oculari allo spettro di emissione, costituito da componente blu, risulta estremamente dannoso per gli occhi. I più recenti studi dimostrano infatti che la luce blu presente nei display dei dispositivi elettronici possa, a lungo andare, causare dalla secchezza e stanchezza degli occhi ai danni più importanti, come ad esempio l’infiammazione della cornea e della retina o nei casi più estremi, la perdita della vista centrale.
Tuttavia molte persone necessitano quotidianamente (principalmente per motivi lavorativi) di trascorrere più ore davanti ad uno schermo. In questo caso si consiglia di attivare la modalità notturna, se necessario scaricando applicazioni dedicate o di utilizzare occhiali con lenti antiriflesso o una pellicola opaca sul dispositivo. Altrettanto importante è il seguente suggerimento: limitare, ridurre al minimo o meglio ancora evitare l’utilizzo del dispositivo prima della fase di addormentamento, in modo da salvaguardare anche la qualità del sonno.